EUROPA A CORTO DI PLASTICA
per il giallo dei polimeri scomparsi (e carissimi)
di Ettore Livini
Il boom di domanda cinese, il gelo in Texas e la logistica in tilt mandano alle stelle il prezzo di pet, polipropilene e pvc, quasi introvabili sul mercato continentale. Rischia lo stop la filiera del packaging alimentare e farmaceutico.
18 MARZO 2021 2 MINUTI DI LETTURA
MILANO – Il sogno di un’Europa senza plastica è finalmente (ma forse non troppo) realtà. Effetto-Greta e transizione ambientale però non c’entrano. Anzi, il contrario: tutta l’industria del vecchio continente è a caccia disperata di polimeri. Unico problema: non ce ne sono quasi più. “La situazione è disastrosa”, sintetizza tranchant Renato Zelcher, titolare della veneta Crocco e presidente dell’associazione europea dei trasformatori di plastica.
Manca la materia prima per fare le vaschette per gli affettati, e quando si trova costa un occhio della testa. Il polipropilene per confezionare le merendine è ormai raro come un panda.
“Ce n’è pochissimo, il prezzo di un chilo di grani è salito da un euro a 1,95 al kg. in pochi mesi, prendere o lasciare”, dice Zelcher. L’80% delle aziende italiane del settore “è stato costretto a ridurre attività e produzione”, spiega Luca Iazzolino, presidente di Unionplast, la Confindustria del comparto.
E la “tempesta perfetta” – come la chiama lui – rischia di innescare forti rialzi dei prezzi per la spesa degli italiani e di mettere a rischio anche filiere delicate “come quella dei camici, dei dispositivi sanitari e del packaging per i farmaci”.
I guai della plastica Ue non sono figli diretti del Covid. “La pandemia l’abbiamo retta bene, continuando a lavorare e dando un contributo importante per far funzionare il settore alimentare e la sanità, dice Iazzolino. Il vento in faccia ha iniziato a soffiare a ottobre. “E’ stata una cosa molto improvvisa e violenta” racconta Massimo Centonze, amministratore delegato della Itp, azienda pavese del settore. I prezzi, a inizio autunno sono schizzati al rialzo. E molti polimeri sono spariti o quasi dalla sera alla mattina dal mercato.
“Le cause di questo fenomeno sono tante – è convinto Iazzolino -. La prima è che l’economia in Asia è ripartita con il turbo e Cina e India hanno iniziato a fare ordini massicci di materie prime per la plastica”. A far crescere il caos e i prezzi c’è anche la confusione che regna in tutta la filiera logistica mondiale dopo la pandemia. “I costi per noleggiare una nave e farsi arrivare la merce sono quadruplicati”, dice Zelcher. I container sono introvabili. E la ciliegina sulla torta è stata l’ondata di gelo in Texas che ha mandato in tilt l’industria petrolchimica del paese. “Il risultato finale è semplice – conclude Iazzolino -: gli Usa si tengono stretti le poche materie prime che riescono a produrre. Cina e India pagano qualsiasi cifra per non interrompere le forniture”. E l’Europa è rimasta presa in mezzo. “La Ue ha quasi rinunciato a produrre polimeri e dipende da Usa e Medio Oriente”, racconta. E oggi da lì ne arrivano pochissimi. “Per ora siamo riusciti a tenere gli impianti aperti ma se la situazione rimarrà questa, non so cosa potremo fare ad aprile” ammette Centonze.